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di Simona Curina

I misteri di Via Ripagrande

Ferrara, centro città. Strade, negozi, palazzi storici. Tutto è oggi così tranquillo che l’ignaro passante non può certo immaginare che nel XVIII secolo proprio uno di questi pacifici edifici sia stato la dimora di un personaggio così eccentrico da dar vita ad una alquanto colorita – nonché un tantino inquietante – storia popolare demoni e magie.


SCHEDA ESCURSIONE

  • Genere: città / cultura
  • Periodo consigliato: primavera, estate, autunno, inverno
  • Dove: Ferrara
  • Distanza da Ferrara: 0 km
  • Adatto a: coppie, famiglie, viaggiatori singoli
  • Effettuabile: a piedi, in bicicletta

Pare che tutto ebbe inizio quando l’ingegnere idraulico Bartolomeo Chiozzi decise di traferirsi a Ferrara e precisamente nel Palazzo Palmiroli in via Ripagrande.

Il cupo ingresso ad arco, che consente di entrare nel vicolo del Chiozzino e raggiungere Palazzo Palmiroli, conosciuto ancor oggi, non a caso, come il “Vòlto del diavolo”.

L’ingegner Chiozzi era ritenuto una persona brillante per via del suo lavoro ma, essendo appassionato anche di matematica e magia, la gente del posto ne aveva altresì diffidenza.

Si narra infatti che nel suo sfarzoso palazzo egli amasse organizzare grandi feste intrattenendo gli ospiti lanciando fuochi d’artificio ed esibendosi in altri misteriosi prodigi: da qui ne derivò il soprannome di “Mago Chiozzino“.

Palazzo Palmiroli in via Ripagrande

Ma le disgrazie del Mago Chiozzino ebbero inizio il giorno in cui, rovistando nella sua cantina, trovò un libro di stregoneria. Un vero guaio: pronunciando una formula magica il Mago Chiozzino fece infatti apparire uno strano essere, un omino sbilenco, che disse di chiamarsi Magrino. Un nome se vogliamo anche simpatico, solo che c’era un piccolo problema: questo signore incarnava il diavolo in persona.

Da quel momento il fedele Magrino accompagnò il Chiozzino ovunque con la promessa di servirlo ed aiutarlo ad esaudire tutti i suoi desideri di fama, purché si facesse sempre da lui guidare.

Il Chiozzino accettò e da allora i suoi successi ebbero una rapida ascesa. Ma l’andarsene in giro con questo losco personaggio, nonché con al seguito strani animali quali un cane enorme, un gatto enorme pure lui, un gallo bigio, un affezionatissimo scarafaggio e corvi servizievoli, tutti inclusi nel “patto”, ben presto scatenò i timori della gente, tanto da indurre il Chiozzino a decidere di sbarazzarsi per sempre di questo pesante fardello.

Ma come liberarsene visto che il fedele servitore Magrino non lo lasciava mai un attimo da solo? L’ingegner Bartolomeo escogitò allora ad un piano: un giorno, con la scusa di aver dimenticato a casa la “tabaccheria”, chiese a Magrino di andare a recuperarla, così da avere il tempo di correre furtivamente alla Chiesa di San Domenico.

Facciata della Chiesa di San Domenico in via degli Spadari

Qui i frati Domenicani lo attendevano per aiutarlo a spezzare per sempre questa maledizione. Iniziarono pertanto ad esorcizzarlo, ma quando ormai l’incubo sembrava finito, fece irruzione nella chiesa un arrabbiatissimo Magrino, che, raggiunto dalle gocce di acqua santa, iniziò a prendere le sue vere sembianze: davanti ai terrorizzati presenti si trasformò in un orrendo diavolo panciuto dal pelo rosso, dagli occhi iniettati di sangue e dalle zampe caprine.

Furibonda la spaventosa creatura fuggì veloce verso l’uscita e scalciando a destra e a manca, colpì la base di una colonna al di fuori della chiesa, imprimendo così la famigerata “impronta del diavolo”, a forma appunto di zoccolo caprino.

L'”impronta del diavolo”, al di fuori dell’oratorio della Chiesa di San Domenico, sul lato di Piazza Sacrati.

La “zampata” è tutt’ora visibile sullo stipite della porta di quello che era allora l’Oratorio di Santa Croce, successivamente divenuto sede del Tribunale e delle Sante Inquisizioni.

A vederla oggi dal vivo l’impronta è certamente un po’ bizzarra, ma del resto tutta la storia lo è. Ma non lo fu certo per la gente dell’epoca, che per molto tempo continuò a crederci e ad alimentare storie sul Vicolo del diavolo e sul suo Palazzo, ritenendoli infestati da streghe e demoni.

Nemmeno avere adibito l’edificio a stalla bastò a cancellare le superstizioni popolari, in quanto si diceva che i cavalli sembrassero sempre imbizzarriti, come fossero tormentati da oscure presenze. Pertanto anche la stalla fu chiusa e l’immobile, oggi sede di abitazioni ed uffici, rimase in seguito a lungo sfitto.

CURIOSITA’

Ma dove se ne scappò il diavolo dalle sembianze caprine? Iracondo si rifugiò nei terreni del Barco, che al tempo arrivavano fino a quello che oggi è il Parco Urbano G. Bassani.  Si racconta che egli potesse assumere le più diverse sembianze, terrificando la gente del luogo e che nelle buie notti dai fitti boschi provenissero urla e lamenti agghiaccianti… ma questo è l’inzio di un’altra spaventosa leggenda: quella dell'”Urlòn del Barco“!

LINK GOOGLE MAPS

Via Ripagrande n. 29 – Chiesa di San Domenico

FONTI E LINK PER APPROFONDIRE

L’impronta del diavolo – www.ferraracampagnaedelta.altervista.org

Vicolo del Chiozzino – www.wikipedia.org

Il Mago Chiozzino – www.ferraraterraeacqua.it

La leggenda del mago Chiozzino – www.ferraranascosta.it

C’era una volta un mago… in via Ripagrande 29 – www.antovergoni.wordpress.com

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